“È necessaria la creazione di un fondo di garanzia per i parchi zoologici e gli acquari” questa la convinzione di Cesare Avesani Zaborra, direttore del Parco Natura Viva di Pastrengo (VR), espressa al termine dell’evento di discussione organizzato dall’Università di Padova, l’11 giugno 2021 in videoconferenza, per fare il punto sulle conseguenze dell’epidemia di Covid 19 per zoo e acquari in Italia.
“E’ giusto che la fauna selvatica, patrimonio collettivo, dipenda esclusivamente dai flussi turistici per il suo mantenimento?” si chiede Avesani Zaborra, Questo è avvenuto non solo nei parchi zoologici e negli acquari ma anche in Parchi nazionali che hanno perso la sostenibilità economica a causa dell’azzeramento del turismo: in certe zone tropicali il turismo teneva in piedi troppo cose e tutte di rilevante importanza. Sarebbe inimmaginabile che il Louvre senza il turismo dovesse chiudere, così dovremmo cominciare a considerare gli animali come opere d’arte frutto di migliaia di anni di evoluzione che non possono venire meno perché non c’è più turismo.
La chiusura totale delle molte strutture presenti in Italia, ignorate e dimenticate dalle istituzioni, è stato un momento drammatico durante il lockdown.
Paolo Cavicchio, direttore dello zoo di Pistoia, ha stilato un dettagliato cahier des doléances che ha puntato il dito sulla mancata risposta, da parte degli organi competenti, alle richieste di aiuto dei parchi e degli acquari che, a fronte di un azzeramento dei visitatori e quindi del sostentamento economico, dovendo ugualmente prendersi cura di migliaia di esseri viventi ospiti di zoo e acquari, hanno trovato chiuse le porte a cui sono andati a bussare: “Dpcm non specifici, scarsi aiuti dalla Regione Toscana e tanta burocrazia” ha lamentato Cavicchio sottolineando che gli animali sono un bene della collettività e non proprietà delle strutture che li ospitano.
Barbara De Mori, docente dell’ateneo patavino e organizzatrice del simposio, ha fatto notare quale importante valore e ruolo sociale hanno i parchi.
“Le strutture hanno dovuto chiudere proprio all’inizio della stagione” ha aggiunto Gloria Svampa, zoobiologa, presidente dell’Unione Italiana dei giardini zoologici e degli acquari (UIZA): “I giardini zoologici non sono mai stati nemmeno citati dai Decreti, cadendo nel più imperdonabile oblio. I proprietari delle strutture hanno dovuto chiedere prestiti alle banche”.
Renato Lenzi, funzionario di Zoomarine, che contempla in dieci Paesi del mondo trenta parchi acquatici, ha fornito dei dati che parlano da soli: “A fronte del 65% in meno di visitatori e del 100% in meno delle visite scolastiche, i costi fissi sono rimasti invariati (cibo per gli animali, mantenimento e manutenzione habitat degli animali).” Lenzi ha definito “roboante” l’assenza delle istituzioni durante il lockdown: “Il ministro ha disatteso qualsiasi richiesta di incontro e confronto” ha concluso puntando il dito sulla mancanza gravissima del Ministero dell’Ambiente.
Anche Giuseppe Costa del Gruppo Costa Edutainment, la società che gestisce Oltremare, Acquario di Cattolica e Aquafan sulla riviera romagnola, nonché l’Acquario di Genova e quello di Livorno, ha segnalato l’assenza di contributi da parte dello Stato.
Flavio Gagliardi, direttore dell’Acquario di Cala Gonone, in provincia di Nuoro, nel centro della Barbagia, ha raccontato le peripezie, durante il lockdown, per trasferire una gigantesca murena di 25 anni di età e 35 chili di peso e altri animali marini dall’acquario di Alghero, storico ma in difficoltà, a quello di Cala Gonone.
L’esperienza di Diego Cattarossi, del Tropicarium Park di Jesolo, una struttura completamente indoor, non è stata diversa da quella dei colleghi: le richieste al Ministero non hanno avuto risposta.
Michele Capasso, dell’Università Federico II di Napoli, ha avuto un’esperienza positiva con la Regione Abruzzo che si è mossa in aiuto dello zoo regionale mentre ha confermato che le istituzioni nazionali hanno fortemente latitato.